Introduzione
Il recupero del periodo universitario rappresenta un passo essenziale per ottimizzare il percorso accademico in vista della futura pensione. Questa pratica consente ai cittadini di versare contributi previdenziali per i periodi di studio universitario, con l’esclusione degli anni trascorsi fuori corso.
Tali contributi assumono un’importanza cruciale, poiché consentono di recuperare periodi di studio altrimenti esclusi dalla valutazione previdenziale. Ciò garantisce che gli anni dedicati all’istruzione superiore siano considerati ai fini del requisito contributivo e del calcolo dell’importo pensionistico.
Estensione del recupero accademico
Il percorso di recupero contributivo non si limita alla laurea, ma abbraccia un ampio spettro di ambiti accademici, comprendendo periodi dedicati al conseguimento di diplomi universitari, lauree triennali e specialistiche, specializzazioni post-laurea, dottorati di ricerca e diplomi di istituti di alta formazione artistica e musicale.
È importante sottolineare che è possibile recuperare anche lauree estere e corsi post-laurea svolti all’estero, a condizione che siano legalmente riconosciuti in Italia.
Il recupero può interessare tutti i periodi corrispondenti alla durata legale del corso di studio universitario, escludendo gli anni fuori corso. Inoltre, è fondamentale che questi periodi siano effettivamente dedicati al conseguimento di uno o più titoli rilasciati da istituzioni universitarie o equiparabili. È pertanto escluso il recupero degli anni di studio in cui non sia stato completato l’intero percorso accademico.
Limitazioni del recupero
Nel precedente paragrafo abbiamo discusso delle limitazioni riguardanti il recupero degli anni universitari ai fini previdenziali. Oltre ai periodi trascorsi fuori corso o agli anni in cui non si è ottenuto un titolo accademico, è essenziale tenere conto di ulteriori fattori che possono influenzare il recupero pensionistico.
Tra questi, vanno considerati i periodi in cui sono stati già versati contributi obbligatori, contributi figurativi o periodi già riscattati. Inoltre, non vengono conteggiati neanche gli anni universitari in cui si è svolto un lavoro stabile, poiché tali periodi potrebbero già essere inclusi nel calcolo dei contributi previdenziali.
Riscatto parziale del corso di laurea
Quando si valuta il riscatto della laurea per fini pensionistici, è essenziale considerare la possibilità di selezionare specifiche porzioni del percorso accademico anziché impegnarsi nell’acquisizione dell’intera laurea.
Tale flessibilità permette ai beneficiari di concentrarsi esclusivamente sul periodo necessario per raggiungere il requisito minimo di contributi richiesto per ottenere la pensione, adattando così il processo alle proprie esigenze e risorse finanziarie.
Questa opzione consente agli individui di versare contributi solo per i periodi accademici che mancano per soddisfare il requisito pensionistico, che possono essere settimane, mesi o anni.
Ad esempio, se un individuo ha già accumulato una parte dei contributi previdenziali e vuole completare il periodo mancante per ottenere il diritto alla pensione, può concentrarsi esclusivamente sul riscatto di quel periodo specifico anziché impegnarsi nell’intero corso di laurea.
Va sottolineato che il periodo riscattabile è definito dal 1° novembre dell’anno di immatricolazione al 31 ottobre dell’ultimo anno legale del corso di laurea il che implica, quindi, che il riscatto può includere solo i periodi di studio compresi tra queste date.
Questa specifica temporale delinea chiaramente i periodi ammissibili per il riscatto, evitando confusioni o ambiguità sulle tempistiche accettabili per il processo di riscatto parziale della laurea.
Chi può riscattare la laurea
Il recupero degli anni di studio per la laurea è un’opzione disponibile per tutti i lavoratori dipendenti e autonomi, compresi coloro che sono iscritti alla Gestione Separata Inps. Tuttavia, è importante notare che questa opportunità si applica solo ai periodi di studio successivi al 31 marzo 1996, l’anno in cui è stato introdotto di fatto, l’obbligo di versamento contributivo presso la Gestione Separata.
È fondamentale sottolineare che i contributi versati durante i periodi in cui non era attiva una gestione previdenziale non sono ammissibili per il recupero. In altre parole, i contributi versati in periodi precedenti all’entrata in vigore della gestione previdenziale non sono considerati nel processo di recupero.
La richiesta di recupero degli anni di studio per la laurea può essere presentata sia presso la cassa professionale che presso l’INPS, come indicato nel messaggio n°4419 del 7 dicembre, emanato dall’INPS stesso.
Tuttavia, questa possibilità è limitata ai professionisti che hanno accumulato almeno un anno completo di contributi in una delle gestioni dell’INPS e si applica solo ai periodi in cui non sono stati effettuati versamenti contributivi.
Come si procede al calcolo del riscatto
Il costo del recupero degli anni di laurea varia in base al periodo di studio considerato e alle normative previdenziali in vigore. Per le lauree ottenute prima del 1996 o fino al 31 dicembre 2011 con almeno 18 anni di contribuzione pre-1996, si applica il metodo della riserva matematica.
È importante notare che durante questi periodi, il calcolo della pensione si basa sul sistema retributivo, che tiene conto dell’ultima retribuzione e dell’anzianità contributiva come elementi chiave per il calcolo della prestazione pensionistica.
D’altra parte, per i periodi di studio successivi al 1996, il calcolo del costo avviene tramite il sistema percentuale o contributivo. In questa situazione, si applica l’aliquota vigente presso la gestione previdenziale in cui si effettua il recupero, che per i dipendenti è del 33%. Per determinare l’onere del recupero, si considera l’intero importo previdenziale imponibile degli ultimi 12 mesi.
Nello specifico la formula è la seguente:
ultima retribuzione imponibile x aliquota IVS del 33%
Per coloro che si trovano in stato di disoccupazione, l’aliquota del 33% viene calcolata sul reddito minimo soggetto a imposizione della Gestione Inps Artigiani e Commercianti, che per il 2024 è fissato a 18.415 euro. Questo valore determina un’approssimazione del costo del riscatto contributivo per ogni anno di studio, pari a circa 6.076 euro.
Stante questa modalità di calcolo specifica, si evidenzia dunque l’opportunità di richiedere il riscatto della laurea prima di raggiungere livelli elevati di reddito/retribuzione.
Si conferma comunque un’opzione particolarmente vantaggiosa per i disoccupati e per coloro che non sono affiliati a forme previdenziali obbligatorie o che non hanno ancora iniziato a lavorare.
Differenza tra riscatto ordinario e agevolato
Fino a questo momento, abbiamo illustrato la procedura e i costi relativi al riscatto ordinario. Nel 2019 con il decreto legge n. 4, è stato introdotto anche il meccanismo del riscatto agevolato. Il sistema si differenzia da quello ordinario proprio per la modalità di calcolo.
Il calcolo del costo per il riscatto agevolato infatti, prescinde completamente da quello che è il reddito del lavoratore, adottando come unico metodo quello contributivo o percentuale.
Ancora una volta quindi si moltiplica l’aliquota IVS del 33% per il reddito minimo imponibile degli artigiani e dei commercianti iscritti alla relativa gestione INPS. Abbiamo visto che tale costo per il 2024 si aggira sui 6076 euro annui.
Ipotizzando di dover riscattare ad esempio 4 anni del corso di studi, il costo complessivo dell’intera operazione si aggirerebbe intorno ai 24.000 euro. In questo modo il costo dell’intera operazione si riduce notevolmente producendo però al tempo stesso, anche un minore impatto sul valore della propria pensione futura.
Va ribadito che diversamente dalla procedura standard di riscatto, l’opzione agevolata è limitata ai periodi rientranti nel regime contributivo della pensione futura, ossia quelli successivi al 1° gennaio 1996.
Tuttavia, è da sottolineare che questa modalità può essere applicata anche per i corsi anteriori al 1996, ma a condizione che si scelga di adottare il sistema di calcolo contributivo per la pensione.
Inoltre godendo questo meccanismo di condizioni di calcolo più agevoli, a differenza di ciò che accade nel riscatto ordinario non si può beneficiare della detrazione del 50% ai fini Irpef del costo complessivo sostenuto.
Quando conviene riscattare la laurea
Ovviamente non possiamo avere una risposta univoca a questa domanda essendo il costo del riscatto intrinsecamente dipendente dalla situazione economica di ogni lavoratore. Tuttavia ciò su cui possiamo fare alcune valutazioni, riguarda senza dubbio la convenienza dello strumento rispetto all’impatto che può avere su due situazioni fondamentali ossia:
- l’importo della prestazione previdenziale;
- l’anticipo nel tempo del momento del pensionamento ammesso che si possa ricorrere a questo strumento.
Inoltre si può avere un vantaggio nel richiedere il riscatto quando pur non riuscendo ad anticipare il momento del pensionamento, si è utilizzato tutto il limite massimo di deducibilità che offre la previdenza complementare.
Questo perché utilizzando la deducibilità dei contributi versati per il riscatto, si può riuscire ugualmente ad accumulare risparmio previdenziale. Tuttavia ci sono delle cose che bisogna sempre tenere a mente.
Nello specifico il riscatto di periodi antecedenti al 1° gennaio 1996 richiede una particolare attenzione in quanto può influenzare lo status del lavoratore, passando da contributivo a misto.
Questo cambiamento di status comporta la perdita del diritto alla pensione anticipata contributiva, che attualmente richiede un’età minima di 64 anni, un minimo di 20 anni di contributi e un assegno pensionistico pari a 3 volte l’assegno sociale, oppure a 2,8 volte per le donne con 1 figlio e a 2,6 volte per le donne con almeno 2 figli.
In alcuni casi invece, questa trasformazione può addirittura ritardare il raggiungimento dei requisiti pensionistici, a meno che non sia possibile optare per il computo dei contributi versati tramite la gestione separata.
Un altro aspetto importante da considerare è che se un lavoratore contributivo ha un reddito elevato, superiore cioè al massimale contributivo che è di 119.650 euro per il 2024, non è tenuto a versare contributi INPS sulla parte del reddito che supera questo limite.
Tuttavia, se sceglie di riscattare periodi precedenti al 1° gennaio 1996, diventando quindi un lavoratore con status misto, sarà obbligato a versare sia la propria quota contributiva che quella datoriale sugli introiti complessivi.
Come richiedere il riscatto e modalità di pagamento
La richiesta di riscatto della laurea deve essere presentata esclusivamente attraverso canali telematici, come ad esempio il servizio “Riscatto della laurea ai fini pensionistici gestioni dipendenti privati” sul sito dell’INPS, al quale si può accedere tramite identità SPID, Carta Nazionale dei Servizi (CNS) o Carta di Identità Elettronica (CIE).
In alternativa, è possibile rivolgersi ai patronati e agli intermediari dell’Istituto per presentare la domanda così come è disponibile anche l’opzione di contattare il Contact Center attraverso un numero verde dedicato. Una volta inviata la domanda, il tempo di lavorazione è fissato a 85 giorni.
Quando la domanda è stata accettata, il contributo per il riscatto deve essere materialmente versato all’INPS tramite il servizio PagoPA, con la possibilità di effettuare il pagamento in un’unica soluzione o in rate, fino a un massimo di 10 anni.
È importante notare che l’onere di riscatto è detraibile al 19% dal reddito imponibile IRPEF, e questa agevolazione fiscale può essere usufruita anche dalle persone a carico.
Confronto tra riscatto della laurea e fondo pensione: qual è la migliore opzione?
Quando si tratta di programmare il proprio futuro finanziario, una delle decisioni più rilevanti riguarda la destinazione delle risorse tra il riscatto della laurea e l’investimento in un fondo pensione. Questa scelta, tuttavia, non è sempre ovvia e dipende da una serie di variabili, tra cui le esigenze personali e le circostanze specifiche. Esaminiamo le distinzioni principali tra queste due alternative e le implicazioni che comportano.
Deducibilità Fiscale
- Riscatto della laurea: non esiste un limite massimo per la deducibilità fiscale. È consentita la detrazione totale di tutti i contributi versati.
- Fondo pensione: il limite massimo di deducibilità fiscale è fissato a € 5.164,57.
In questo contesto, il riscatto della laurea emerge come l’opzione più vantaggiosa.
Risparmio Fiscale
- Riscatto della laurea: il risparmio fiscale è determinato dall’aliquota marginale di tassazione.
- Fondo pensione: in modo del tutto analogo al riscatto, anche per il fondo pensione il risparmio fiscale è definito dall’aliquota marginale di tassazione.
In questo senso, la scelta tra le due opzioni è neutrale.
Tassazione della Prestazione:
- Riscatto della laurea: la prestazione è soggetta a tassazione Irpef.
- Fondo pensione: la tassazione varia a seconda del tipo di prestazione offerta dal fondo pensione, con aliquote possibili pari al 23%, al 15%-9%.
Visto la tassazione agevolata è preferibile optare per il fondo pensione.
Impatto sulla pensione:
- Riscatto della laurea: i contributi versati incrementano l’importo della pensione, con una rivalutazione basata sulla media del PIL degli ultimi 5 anni.
- Fondo pensione: i contributi contribuiscono ad aumentare il montante pensionistico, con rendimenti legati agli investimenti sui mercati finanziari. Inoltre, vi è la possibilità di scegliere la gestione del fondo.
In tal senso, è preferibile optare per il fondo pensione.
Anticipo della Pensione
- Riscatto della laurea: l’anticipo della pensione è possibile solo se i periodi riscattati consentono di raggiungere i requisiti di anzianità contributiva.
- Fondo pensione: l’anticipo della pensione non è contemplato.
In questo caso, il riscatto della laurea potrebbe essere la scelta più adatta.
Tipo di prestazione:
- Riscatto della laurea: la prestazione viene erogata sotto forma di rendita.
- Fondo pensione: è possibile scegliere tra prestazioni sotto forma di rendita o forme di erogazione in capitale.
In questo caso non si hanno parametri oggettivi per valutare la convenienza di una scelta rispetto ad un’altra, pertanto la decisione dipende esclusivamente dalle preferenze personali.
Tempi di erogazione e prestazione per morte:
- Riscatto della laurea: la prestazione è erogata al momento del pensionamento, con una prestazione per morte che assume la forma di una pensione indiretta o di reversibilità con importi che sappiamo bene sono soggetti a dei limiti stabiliti dalla legge.
- Fondo pensione: la prestazione può essere ottenuta al pensionamento o in momenti anticipati, consentendo l’ereditabilità del montante accumulato.
Come nel caso precedente la scelta tra un’opzione e l’altra dipende esclusivamente dalle esigenze individuali.
In conclusione, la decisione tra il riscatto della laurea e l’adesione a un fondo pensione abbiamo visto essere influenzata da molteplici fattori, tra cui le preferenze personali e le prospettive di investimento. Questo non ci consente di avere parametri di giudizio abbastanza rigidi che possano convogliare la scelta in una direzione o nell’altra.
In generale però si possono definire delle fattispecie tipo che possono essere prese come riferimento sia per i fondi pensione che per il riscatto.
Per il riscatto possiamo dire che è l’opzione da preferire quando si desideri andare in pensione in anticipo e si abbia la possibilità, consentita per legge, di farlo attraverso il ricorso a questo strumento.
In modo del tutto analogo è preferibile ricorrere a tale prassi nei casi in cui, anche senza l’anticipo della pensione, si è sfruttato l’intero plafond di deducibilità della previdenza complementare. In questa circostanza infatti, è possibile accumulare risparmi previdenziali beneficiando della detraibilità fiscale dei contributi versati per il riscatto della laurea.
Ricordiamo però di prestare attenzione in questa situazione ai riscatti per periodi precedenti al 1° gennaio 1996 che possono modificare lo status di un lavoratore con tutte le conseguenze che ne derivano come abbiamo già descritto in precedenza.
In merito ai fondi pensione invece, possiamo affermare che questi risultano più convenienti in tutte quelle situazioni in cui non vi è urgenza nell’anticipare il momento della pensione, o nel caso in cui il riscatto della laurea non permetta comunque di raggiungere i requisiti previsti per l’anticipo pensionistico.
In tali circostanze inoltre, il vantaggio derivante dal risparmio fiscale sulle prestazioni con aliquote al 23% o 15%-9% a seconda delle differenti prestazioni erogate in luogo della tassazione Irpef, rende il fondo pensione una scelta più conveniente, almeno fino al raggiungimento del plafond di deducibilità.
Per valutare infine se il riscatto della laurea permetta o meno l’anticipo della pensione, diviene più che mai essenziale esaminare i requisiti attuali per l’accesso alla pensione.
A tale scopo, riportiamo di seguito una tabella esaustiva che illustra le diverse prestazioni offerte dal sistema previdenziale principale, insieme ai relativi requisiti anagrafici e/o contributivi stabiliti dalla legge di Bilancio del 2024.
Pensione | Età | Contributi (anni) | Altro |
Pensione di vecchiaia sistema contributivo | 67 | 20 | Importo almeno pari all’assegno sociale |
Pensione di vecchiaia sistema misto o retributivo | 67 | 20 | |
Pensione anticipata sistema contributivo | 64 | 20 | Importo almeno 3 volte l’assegno sociale Importo almeno 2,8 l’assegno sociale per le donne con 1 figlio e 2,6 per le donne con 2 o più figli Finestra mobile di tre mesi dalla maturazione dei requisiti |
Pensione anticipata sistema misto uomini | 42 anni e 10 mesi | 35 anni di contribuzione effettiva | |
Pensione anticipata sistema misto donne | 41 anni e 10 mesi | 35 anni di contribuzione effettiva | |
Quota 103 | 62 | 41 | Almeno 35 anni di contribuzione effettiva Finestra di 7 mesi per i dipendenti privati; Finestra di 9 mesi per i dipendenti pubblici Tetto massimo al valore lordo mensile dell’assegno |
Ape Sociale | 63,5 | 30-32-36 | Cumulabile solamente con redditi da lavoro autonomo occasionale nel limite di 5.000 euro Riduzione del requisito contributivo di 1 anno per ogni figlio (massimo 2 anni) per le madri |
Opzione Donna | 61 | 35 | 61 anni, con riduzione di 1 anno ogni figlio e fino ad un massimo di 2 (59 anni con due figli e più figli oppure se licenziate/dipendenti di aziende in crisi) sia per dipendenti pubbliche e private e sia per autonome |
Fonte: ns elaborazione da dati Enasc